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   Approccio svedese al Nido “Aquilone Pinocchio”

del Polo educativo di Case Bruciate

 

Fino a pochi mesi fa al Nido “Aquilone Pinocchio” non poteva esserci altra metodologia che quella dell’ambientamento graduale dei bambini/e: Del resto è la metodologia con cui ho lavorato fin dall’inizio della mia carriera di educatrice e la metodologia su cui ho fatto molte riflessioni da pedagogista, osservando i bambini, le bambine, le colleghe ed i genitori, si dicevano le Educatrici.

D’altro canto, da molte riunioni di équipe educativa emergeva molto forte il bisogno di rivedere le modalità di ambientamento canonico: Il nostro collettivo spesso affronta l’argomento delle modalità di inserimento, ma, fatta eccezione per casi particolari, siamo tutte d’accordo sui due criteri fondamentali attorno ai quali deve basarsi un inserimento – la gradualità rispetto ai tempi di ambientamento del bambino e la continuità tra le risposte della famiglia e quelle del nido nei confronti delle esigenze di ogni singolo bambino/a, sottolineava la Coordinatrice Pedagogica.

Il Gruppo di Lavoro educativo credeva fortemente nella validità dell’ambientamento “graduale”. Una metodologia che prevede entro una sola settimana il bambino si abitui al nuovo ambiente e alle nuove persone che lo circondano. Pochi giorni in cui passa, però, al Nido poco tempo e in cui la presenza del genitore è prevista per pochissime ore… se non minuti.

Non pensavano fosse possibile nessun’altra strategia di ambientamento, finché non si è iniziato a parlare di inserimento “svedese” o “in tre giorni”. Inizialmente erano molto scettiche perché tre giorni sembravano veramente troppo pochi e troppo poco rispettosi dei bisogni dei bambini/e che hanno necessità di tempo per adattarsi ed accettare con piacere le novità. D’altra parte, il metodo classico di ambientamento è consolidato in molte realtà e pratiche educative… perché metterlo in discussione?

Beh…intanto dirsi abbiamo sempre fatto così, ha sempre funzionato, quindi cambiare non ha senso… sia sintomo della non-volontà di mettersi in gioco e di forte chiusura e poca professionalità. Il cambiamento e la novità, senza dubbio spaventano, ma affrontarli è indice di chi desidera crescere, professionalmente e non solo.

Così le Educatrici hanno iniziato a riflettere sulla validità dell’ambientamento graduale. Si sono chieste se la gradualità davvero tenesse conto dei bisogni dei bambini/e e dei loro tempi. Nel corso della settimana i bambini trascorrono al Nido un’ora o poco più al giorno…è sufficiente per esplorare il nuovo ambiente? Per conoscere i nuovi compagni e le Educatrici? E per i genitori è sufficiente un’ora al giorno di permanenza al Nido per potervi lasciare il proprio piccolo con serenità?

L’équipe si è mostrata aperta a questo cambiamento, con la consapevolezza che assieme si poteva fare di più e di meglio.

Il Nido “Aquilone Pinocchio” ha così appoggiato la metodologia di “ambientamento svedese”, dove dal momento in cui fanno il primo ingresso al Nido e per i tre giorni successivi, il genitore e il bambino/a stanno sempre insieme: durante il cambio del pannolino, mentre si gioca, mentre si legge o si mangia.

              

L’Educatrice intanto osserva la diade, entra in contatto con loro. Il quarto giorno il bimbo rimane al Nido, mentre il genitore lo saluta e si allontana.

Il primo giorno il genitore bada ai bisogni primari del proprio bambino e le Educatrici osservano le modalità di relazione della diade, facendo così proprie le strategie del genitore e le abitudini del bambino. Il secondo giorno il personale educativo affiancano la diade entrando in relazione sia col genitore sia col bambino/a e il genitore ed i piccoli entrano in relazione con le Educatrici e cominciano a conoscere gli spazi del Nido e le scansioni temporali della giornata. Il terzo giorno, il genitore è ancora presente ma lascia maggiore spazio alle Educatrici. Il quarto giorno il genitore accompagna il bambino al Nido e, dopo aver salutato il proprio figlio/a, lo lascia alle cure del Gruppo educativo.

 

Le Educatrici dell’“Aquilone Pinocchio” raccontano che i tempi dei bambini/a sono stati rispettati insieme ai tempi del lavoro della famiglia, infatti già dal quarto giorno sono in grado di riconoscere gli spazi e intuire i tempi. Il rapporto che si instaura con la famiglia è di fiducia assoluta mentre con la metodologia tradizionale di ambientamento tale fiducia si consolidava dopo mesi… non sempre, ma spesso.

       

Un buon ambientamento è quello in cui il genitore riesce a staccarsi dal suo bambino con serenità; il genitore riesce a fidarsi delle Educatrici quando conosce il contesto del Nido e perché ciò avvenga ci vuole tempo…il tempo non è lo stesso per tutti, ma se si dà ai genitori la possibilità di vivere il Servizio educativo sarà più facile per loro allontanare le paure che potrebbero far sì che l’ambientamento fallisca. E se il genitore vive il Nido per alcuni giorni, le professioniste dell’educativo, che inizialmente sono delle perfette sconosciute, hanno la possibilità di toccare con mano le abitudini delle diadi bambino-genitore, di osservare le modalità con cui entrano in relazione, che cosa li rende sereni, che cosa li inquieta.

       

Questo processo di conoscenza è molto più lento e difficoltoso quando la modalità di ambientamento è quella graduale, perché le ore in cui è prevista la presenza della diade sono davvero poche – 4/5 al massimo in una settimana contro le 12 previste dalla metodologia dell’ambientamento in tre giorni.

Non ci si deve, però, aspettare che dopo i tre giorni i bambini/e non piangano al distacco e che non sentano la fatica che comporta l’ingresso al Nido: il cambiamento esiste, così come la fatica di affrontarlo. Hanno paura del cambiamento nella quotidianità e i piccoli la esprimono col pianto, piccole tensioni, qualche piccolo disturbo nel sonno.

L’ambientamento in tre giorni, però, ha un valore aggiunto. Il genitore ed il bambino/a, lontano dalla loro normale quotidianità, hanno il tempo di dedicarsi attenzioni reciproche e concedersi tanto tempo per nutrire la loro relazione vivendo un’esperienza molto intensa e condivisa.

Per questo Educatrici e Coordinatrice Pedagogica si augurano che questa metodologia possa essere estesa a tutti i servizi socio-educativi 0 3 anni.

Ci crediamo decisamente.